TUCIDIDE E IL PENSIERO POLITICO

La guerra tra Atene e Sparta fece costantemente da sfondo a molta parte del pensiero politico greco della fine del V politico. Questa guerra ci è nota principalmente attraverso la STORIA scritta da Tucidide; e mentre sarebbe superfluo descrivere qui la guerra o quello che lo stesso Tucidide ce ne dice, è invece essenziale fermarci su alcuni aspetti dell’opera e sull’importanza nella storia del pensiero politico. A parte certe digressioni, inserite per vari motivi, le parti narrative della STORIA di Tucidide vertono specialmente su operazioni navali e militari; poco vi troviamo, fatta eccezione per il libro VIII, sulla storia interna di Atene, donde egli fu esule per vent’anni (424-404 a.C.), o su questioni costituzionali; Tucidide non scriveva una storia politica in senso proprio, e le rare volte che esprime approvazione o disapprovazione, si riferisce più al modo di condurre la guerra che non a principi politici. Pure, era proprio l’azione politica, se non i principi, ciò che più lo interessava: il modo di agire degli uomini e degli Stati e degli uomini negli Stati. E appunto perché capiva gli uomini in questo contesto, poté scrivere una storia perspicua del loro modo di comportarsi, storia che, essendo la prima del genere, occupa un posto nella letteratura politica non meno che nella storiografia. Erodoto sapeva molto della natura umana per altri aspetti; ma la generazione che separava Erodoto da Tucidide aveva visto compiersi grandi progressi nello studio dell’uomo, nonché grandi mutamenti sociali e politici. Tucidide affrontò lo studio della storia contemporanea, come Euripide faceva per i problemi sociali e religiosi, con la scorta di un’educazione nuova, una più larga e profonda conoscenza e uno spirito più critico. Se tuttavia, però, la sua è opera prima di tutto storica e non un diretto contributo allo studio della politica, ci sono buone ragioni perché, in una storia del pensiero politico, essa sia oggetto di un esame speciale e distinto, quale non si dedica all’opera di Aristofane o degli oratori greci, per quanto ricca di politica possa essere. La prima e fondamentale ragione di ciò sta nel fatto che Tucidide incluse nella sua storia discorsi e discussioni. Anche altri lo avevano fatto, ma Tucidide vuole che i lettori comprendano il valore storico dei discorsi e non li scambino con le produzioni semi-drammatiche dei suoi predecessori. E tutto dimostra quanto Tucidide fosse pervaso da quel pensiero filosofico che aveva soppiantato il mito nelle idee dei suoi contemporanei. Capitale in questa logica ci sarà anche il concetto di Fortuna, che Tucidide legherà non solo alla buona sorte, ma in special modo alla capacità di governo attraverso l’intelligenza. Argomento questo che sarà oggetto di ulteriori mie future analisi su questo blog.

Casalino Pierluigi