L’EREDITA’ DI LA FAYETTE

L’EREDITA’ DI LA FAYETTE
Prima ancora di Giuseppe Garibaldi, il Marchese di La Fayette fu definito un “Eroe dei Due Mondi”. La sua esperienza d’oltre Atlantico a favore dell’indipendenza dei nascenti Stati Uniti d’America testimoniò, infatti, l’impegno di un uomo che seppe coniugare anche lontano dalla patria il coraggio e la virtù con gli ideali rivoluzionari. Il suo amore per la libertà e per la democrazia lo portò ad aderire con entusiasmo all’appello di George Washington, al punto da essere con lui associato nell’invenzione e nella fondazione della Repubblica Stellata. L’emozione che ancora oggi provano gli americani nel ricordare la figura di La Fayette dimostra quanto questo nobile francese rappresenti una parte importante delle loro radici e del loro patrimonio culturale. Non a caso molte sono le località in quel grande Paese, che celebrano nel loro nome la memoria del Marchese. Particolarmente toccanti sono le visite effettuate nel mese dicembre alla sua tomba, nel cimitero parigino di Picpus, da delegazioni di sindaci americani delle città che prendono il nome dell’eroico combattente per la libertà degli Stati Uniti. Chi può del resto dimenticare l’emozione con cui il capitano Stanton, a nome del generale Pershing, esclamò la celebre frase: – La Fayette, arriviamo! – nel momento in cui il contingente americano il 4 luglio 1917 si accingeva a scendere in campo a fianco della Francia in una fase cruciale del Primo Conflitto Mondiale! Da allora nel giorno della festa nazionale degli “States” l’ambasciatore degli USA si reca a deporre il vessillo a stelle e strisce sulla tomba di questo “figlio spirituale di George Washington”. Vive nel cuore degli americani l’appassionata scelta, da parte di un giovane francese di vent’anni, di porsi nel 1777 al servizio della Rivoluzione americana. Il suo colpo di fulmine per George Washington fa dimenticare oltre oceano che proprio i rivoluzionari americani del XVIII secolo invitarono La Fayette a non aderire alla Rivoluzione Francese del 1789 e a quella del 1830. Sarebbe stato, secondo l’opinione americana dell’epoca, un’infamia. “Macchiare, cioè, la virtù” come ebbe a dire nella circostanza l’ambasciatore americano alla corte di Re Luigi XVI nel 1789. Non è un caso che la Rivoluzione americana gettò le basi della moderna democrazia, ispirandosi alla divisione dei poteri di Montesquieu. Quella francese si rifece alla concezione della volontà generale, che presenta ombre di natura totalizzante. La libertà finisce, infatti, con tale concezione, per essere soffocata dalle tentazioni totalitarie. La memoria del Marchese tuttavia si concentra più sull’atmosfera gloriosa dello sbarco del Marchese a Boston il 27 aprile 1780 dalla fregata Ermione, che non sull’atteggiamento assunto da La Fayette nei confronti dei successivi eventi rivoluzionari in terra di Francia. Del resto La Fayette simboleggia la speranza che molti all’estero hanno riposto nell’esperienza americana di una democrazia liberale. Egli ricorda tuttora agli americani il loro desiderio di libertà e democrazia, e la loro responsabilità di vivere secondo i loro ideali. Tale condizione spirituale è particolarmente importante oggi nel momento in cui gli USA cercano di migliorare la loro immagine internazionale. Il Marchese rivoluzionario era personalmente molto vicino a George Washington ha conosciuto molto bene i Padri Fondatori degli Stati Uniti. Il suo impegno di gioventù a favore dell’indipendenza americana e il suo sostegno materiale hanno probabilmente aiutato i responsabili della politica americana del tempo a meglio illustrare all’estero la loro causa. A questo titolo anche La Faytette può ben considerarsi uno dei Padri Fondatori degli USA, oltre che dei promotori dei legami transatlantici, pur non essendo il solo. Il suo viaggio in America, nel 1824-1825, come eroe della Rivoluzione, ha contribuito a rafforzare il suo carattere di personaggio storico nell’immaginario collettivo americano. Insieme a Tocqueville, egli è stato un osservatore attento della transizione e dell’evoluzione dell’America dalla fine del XVIII secolo agli inizi del XIX secolo. Entrambe queste figure hanno offerto un’idea lusinghiera ed avveniristica sull’America, scommettendo sulla sua ascesa nel mondo. Idea, che con il tempo è andata precisandosi ed equilibrandosi. Le intuizioni transatlantiche di Lafayette fanno infine riflettere sulla necessità di creare anche sull’intero Vecchio Continente le condizioni di una fratellanza di Stati e Nazioni, nel segno di una comune eredità storica. Una lezione di straordinaria attualità in questo inizio di millennio. Casalino Pierluigi, 17.11.2008