MALEFICI E RIMEDI DELLE STREGHE

MALEFICI E RIMEDI DELLE STREGHE
Una delle attività più importanti delle streghe era quello di fare sortilegi o malefici. I sortilegi erano di due specie: i sortilegi nocivi e quelli utili e positivi. Collin De Plance nel suo Dictionnaire Infernal elenca sette tipi di sortilegi o malefici, tra i quali infondere sentimenti di odio e di invidia, provocare malattie, far nascere in un uomo un amore insano per una donna, con la complicità di pozioni a base di mestruo femminile, causare la morte. I maghi e le streghe genovesi sapevano seminare discordia tra persone unite da legami d’affetto, rendere nero il pane dei fornai, suscitare epidemie, fermare le navi in navigazione e scatenare tempeste. Quando nel 1579 si diffuse in Liguria e in altre parti d’Italia un’epidemia di peste, si disse che gli untori fossero tre forestieri (forse stregoni), magari al soldo di potenze straniere. Non è un caso che nell’India “vedica”, culla della cultura indogermanica, uno dei nomi dello stregone era “straniero”. E proprio degli stranieri sarebbero stati notati giorni prima in Polcevera, alla ricerca – si diceva – di salamandre per pratiche proibite di alchimia. Con l’accusa di aver portato la peste in casa dell’oste che l’aveva alloggiati, i malcapitati furono incarcerati e sottoposti a torture e interrogatori stringenti. Tuttavia maghi e streghe erano anche detentori di efficaci rimedi contro la peste. Le streghe del ponente ligure avevano anch’esse questa duplice funzione terapeutica e malefica. I medicamenti erano a base di sciroppo e di confettura di rosa. Spesso, come i vampiri, le streghe succhiavano il sangue dei neonati e, attraverso una ferita con uno spillo nel calcagno, entravano nel corpo delle persone, rapivano i bambini appena nati e li consacravano a satana, oltre a sottoporli ad altre diavolerie. Di tali gesta nefaste nei riguardi dei neonati vi sono tracce in alcune filastrocche dell’intera Liguria, legate al sacramento del battesimo e recitate dagli altri bimbi presenti alla festicciola, in attesa di ricevere in dono noccioline. Le formule magiche per ottenere amore, salute e per respingere ogni sorta di maleficio, erano scritte con parole ebraico-cabalistiche, greche, latine, saracene e dialettali. Una certa dose di cabalismo, del resto, era nella tradizione del ponente di lanciare nell’acquasantiera, durante i battesimi, cinquanta monete come elemosina, quanto meno in numero tra nove e cinquanta, quasi come un rito propiziatorio profano, estraneo alle finalità sacre. Piante, minerali, animali erano richiamati in molte formule dal potere ritenuto magico. Le erbe come la ruta, l’assenzio, l’artemisia e la pianta dell’olio di ricino erano considerate erbe benefiche. L’alloro preservava dalla folgore, la mandragola alleviava i dolori della gravidanza ed era usata come narcotico e afrodisiaco, le noci potevano far ricrescere i capelli e evitarne la caduta. Nelle credenze popolari, l’uso delle erbe o “erbette” per ottenere effetti terapeutici era abbastanza frequente. Non tutte le arti dei “mediconi” o “stregoni”, delle “streghe” o “strie” erano conosciute, perché tutti questi personaggi erano gelosi dei loro segreti. Con riferimento alle qualità dell’ortica si diceva: chi ha l’ortica vicino a casa, ha una medicina e nessuno lo sa. Collane di teste d’aglio si mettevano al collo dei bimbi per espellerne i vermi dal pancino. I fiori di rosmarino, mangiati a digiuno con pane e miele, evitavano i contagi gravi, mentre le foglie della stessa pianta curavano la gotta e il cancro. I diamanti respingevano la pazzia e i veleni, mentre dalle figure che si formavano dal piombo liquefatto si traevano pronostici. Se si portava la lingua di camaleonte, si vinceva una lite, mentre il cervello di gatto serviva alle streghe per preparare un filtro assai velenoso. Molti animali erano collegati alle streghe, come, ad esempio, le lucertole, la tarantola e il gufo. L’ulivo era invece utilizzato per soli scopi di benedizione, assumendo l’intramontabile simbolo di pianta della pace. Segno della riappacificazione tra l’uomo e la natura. Casalino Pierluigi, 12.07.2010.

Casalino Pierluigi. 25.05.2010.