Agitatori e spie a Moltedo al tempo della Guerra dei Trent’anni

 

Le tensioni tra Genova e i Savoia risalivano a molto tempo prima del 1625, quando il conflitto divampò tra le due parti nel contesto degli scontri in atto nel corso della Guerra dei Trent’anni, conflitto che ha lasciato una traccia indelebile nella storia del Vecchio Continente e le cui conseguenze sono percettibili ancora oggi sul piano degli equilibri territoriali. A dire il vero già dopo la vendita di Oneglia effettuata dal locale ramo dei Doria al Ducato sabaudo nel XVI secolo (circostanza che non fu peraltro molto gradita alla Dominante, sia perche’ Oneglia aveva dato i natali ad Andrea Doria, il grande ammiraglio, e sia perché i Savoia rappresentavano il pericolo peggiore per la composizione territoriale genovese) non cessava il continuo premere piemontese verso il mare, non essendo allo scopo sufficienti dal punto di vista strategico né la stessa Oneglia e il Maro, né la Contea di Nizza con i suoi porti. La Superba in proposito aveva mantenuto un atteggiamento vigilante verso le mosse della corte torinese. Una divisione verificatasi in seno alla famiglia Del Carretto alleata dei Savoia e che governava il Marchesato di Zuccarello portò Genova a chiedere l’annullamento degli accordi imperiali che avevano sancito quella alleanza. Inoltre la spinta sabauda da Perinaldo e su Finale in direzione mare aveva sollecitato l’aiuto della Spagna da parte di Genova anche per conservare a Madrid il corridoio che univa il finalese genovese con la Milano spagnola. Ciò provocò un patto d’azione tra il Duca di Savoia e la Francia con un intervento armato per combattere le ambizioni di Genova e spartire i suoi domini. I genovesi abbandonarono la Riviera di Ponente e si appellarono al Papa. La controffensiva genovese e spagnola giunse ad occupare l’enclave sabauda di Oneglia e i territori limitrofi. Dissidi tra i comandanti francesi e sabaudi contribuirono ad alcune sconfitte dei due alleati. Vittorio Amedeo, figlio del duca Carlo Emanuele assunse pertanto le redini delle armate franco sabaude e vittoriosamente occupò Albenga, Porto Maurizio e Ventimiglia, oltre a recuperare Oneglia. Il forte di Ventimiglia tuttavia continuo’ la resistenza. Il conflitto ebbe alterne vicende, ma segno’ la definitiva consacrazione dei Savoia nello scacchiere europeo e italiano. Ciò nondimeno i genovesi uscirono vincitori dalla contesa con i Savoia e si impadronirono nuovamente di Oneglia che fu ancora di più fortificata. Al termine della guerra tuttavia venne ristabilito lo status quo e Oneglia fu restituita ai Savoia: le fortificazioni genovesi vennero abbattute e ne furono erette altre in funzione anti genovese. L’ alleanza con gli inglesi rese possibile in seguito anche una più adeguata difesa di Oneglia dal mare. Intorno ad Oneglia, al confine di Moltedo, già nel clima precedente alla guerra europea si era concentrato un movimento di spie e di agitatori che rappresentava anche nell’area il crescente confronto di interessi che era dietro le diverse potenze e che sfociò appunto nella Guerra dei Trent’anni. In particolare lì non operavano solo gli agenti dei due stati confinanti, ma era non trascurabile persino la presenza di spie al servizio, ad esempio, degli Orange olandesi, che cercavano notizie sulle attività spagnole e francesi e sul conto dei loro delegati accreditati presso le autorità periferiche sabaude e genovesi di Porto Maurizio e di Oneglia. Fuorusciti e agitatori al soldo di diverse bandiere e osservatori neutrali si susseguivano lungo la barriera che separava le due dogane che erano posizionate a Moltedo e non di rado stazionavano nottetempo sulla linea del Rio Baite’ da una parte e dall’ altra, considerato che in realtà la vera frontiera tra Oneglia e Porto Maurizio si collocava su quel corso d’acqua e sol in parte lungo il torrente impero. Nonostante la temporanea alleanza con i francesi, il Duca di Savoia non si fido’ mai troppo di essi. Si tornerà sull’argomento.
Casalino Pierluigi

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