Il mondo visto da corso imperatrice a Sanremo, 1917

Davis, Cole e Lane erano i nomi in codice che corrispondevano rispettivamente a Lenin, Trockij e Kerenskj e che ricorrevano spesso nei dispacci ricevuti dai servizi segreti britannici, ma anche da altri servizi occidentali, tra i quali quelli italiani. Tra gli uomini inviati in Russia per ostacolare il colpo di stato bolscevico c’era, come abbiamo non di rado ricordato, anche quel tal Bartolomeo di Sanremo, la cui identità e ruolo emergono dai racconti di mio nonno. Insieme ad altri colleghi occidentali egli operava in Russia ed era tutto impegnato a fornire sostegno al governo provvisorio di Kerenskj, che guidò il paese per i pochi mesi che seguirono l’abdicazione dello zar e precedettero l’ascesa al potere di Lenin. Abbiamo ripetuto che lo sguardo di Bartolomeo appariva uno dei più informati di fronte alla portata storica degli eventi in corso e che avrebbero cambiato la storia in Russia e nel mondo. Il 24 febbraio del 1917, lo zar non si rendeva conto di sedere su una polveriera. Lui, come il resto degli aristocratici di San Pietroburgo, pensavano di più alla frequentazione dei teatri della città e alla caccia dei biglietti per la prima de L’ispettore generale di Gogol. Il giorno dopo, mentre le notizie giungevano preoccupanti e drammatiche anche alla galassia estera di tutte le Russie, specialmente quella di Sanremo, gli insorti, ritenuti da un diplomatico francese incapaci di assumere qualsivoglia iniziativa, si scatenarono; altri osservatori presenti a San Pietroburgo da prima dello scoppio della guerra, vedevano chiaramente l’aprirsi del baratro. Del resto diplomatici, giornalisti, impresari, commercianti ed operatori di enti benefici che prima del conflitto erano stati attratti dalla straordinaria crescita economica del Paese e trascorrevano le loro giornate nei club, nelle ambasciate o nelle sale del lussuoso hotel Astoria, senza accorgersi direttamente del dilagante malcontento e della fame in cui versava il popolo. Tra essi vi era anche qualche sanremese del settore floricolo, che tuttavia cominciava a comprendere la deriva pericolosa in atto. Non la stessa atmosfera, ma qualcosa di simile, attraversava anche la colonia russa di Sanremo, dove spionaggio e controspionaggio di mezzo mondo erano localizzati in forze per capire la ricaduta di avvenimenti così gravi sui sentimenti della gente russa all’estero. A Sanremo c’erano opposte tendenze, se pur prevalevano ancora quelle filozariste. L’eco delle sparatorie e dei saccheggi di San Pietroburgo fecero il giro del mondo e a Sanremo trovarono particolare enfasi: emozione, mista a paura, si alternava con speranza e curiosità, ma anche con rassegnazione e indifferenza in quello che era tutto sommato considerato un paradiso dorato. Anche qui il vecchio mondo era alla fine e in genere si pasteggiava a champagne e si fumavano sigari pregiati o si continuava a scambiare corrispondenza con i parenti in Russia come se nulla fosse. Solo gli americani davano un giudizio positivo su quanto accadeva in quella terra lontana e corrispondenti a stelle e strisce in Riviera salutavano come fatto liberatorio ciò che succedeva e ponevano in rilievo le conseguenze democratiche che il tutto avrebbe avuto sul pianeta russo in patria e fuori. Un tipo di ragionamento che in Europa era poco condiviso, soprattutto per il realismo che contraddistingueva la visione politica del Vecchio Continente, meno incline a lasciarsi sedurre da realtà così poco intellegibili, lontane ed enigmatiche. Spiriti liberali, conservatori e animi rivoluzionari, profeti pervasi da estro incendiario, slavofili inneggianti alla Terza Roma, pur nelle diverse manifestazioni laiche e religiose, reazionari e illuministi: tutte le sfaccettature della Russia convivevano a Sanremo ed erano la proiezione della storia russa nella Città dei Fiori. Un patrimonio convulso e contraddittorio che non manca di sopravvivere oggi al rinnovarsi delle stagioni politiche di quel Paese. Un quadro che Bartolomeo aveva ben chiaro per esperienza e conoscenza di un mondo che in un modo o nell’altro ha segnato le vicende del secolo passato e presente. E l’eredità di Bartolomeo continua ad aleggiare su questa parte di universo e ci fa riflettere con Giambattista Vico come tutto ritorni su se stesso prima o poi. Le agitazioni che segneranno l’Italia qualche anno dopo furono nulla rispetto alla tragedia della Rivoluzione bolscevica, come ripeterà Bartolomeo in più occasioni. Un caleidoscopio che ruota da sempre in maniera misteriosa, suggestiva e drammatica al tempo stesso intorno a Corso Imperatrice a Sanremo e lascia supporre quanto resti ancora da scoprire in tale mitico e significativo angolo della Città a distanza di più di un secolo. Un angolo che suscita stupore in tutto l’universo per non conoscere stagioni e tramonti, ma per ispirare albe e continui cambiamenti. Un angolo, dunque, che è immagine della Storia e del suo divenire.
Casalino Pierluigi.

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