La Ragione nel Medio Evo.

Il secolo dei Lumi, il XVIII secolo cioè, segnò non solo il conflitto, ma anche una netta divaricazione sull’idea di mezzo, in particolare del Medio Evo. Si svilupparono due tesi antagoniste, contrapposte al limite della follia intellettuale con esiti disastrosi sulla storia della cultura e del sapere in genere, con gli ultimi danni compiuti da chi vuole dividere o separare scienza e conoscenza umanistica o artistica. Per fortuna tale antitesi è andata progressivamente ricomponendosi (e integrandosi) nel sistema delle istituzioni con il sorgere e l’affermarsi degli stati nazionali e con l’idea stessa d’Europa.Oggi il Medioevo è considerata scienza storica di prima grandezza per l’alto significato che racchiuse quel periodo, tutt’altro che oscuro e infecondo. Nel Medioevo ogni popolo europeo forgiò la propria anima E proprio nel Medioevo ritroviamo quell’Abelardo che fu l’inventore del metodo che, anche attraverso il lascito di Ibn Rushd (Averroè), portò all’invenzione della razionalità (ripresa dai Greci antichi), ma anche paradossalmente all’invenzione della Francia e quindi dell’Europa moderna. Anche in tal senso il contesto è positivamente complesso perché lungi dal vedere nel grande filosofo arabo-islamico un corruttore della razionalità, ne recuperiamo il valore così come sottolineato da Dante Alighieri. Se è vero, tuttavia, che il filone averroistico latino ha prodotto alla lunga risultati sorprendenti e migliori nel mondo occidentale, restando escluso da quello islamico per una ritorno di integralismo basato su un ridimensionamento, purtroppo, di quel primato della politica (laica) che l’iniziale Arabismo godette. Eppure gli arabi hanno dato veramente un grande contributo all’intelligenza e alla ragione europea. E ciò in quel Medio Evo a lungo considerato epoca di dilagante oscurantismo per una non ben meditata interpretazione del fenomeno religioso.Casalino Pierluigi, 31.10.2016