L’IRONIA INFERNALE DI DANTE

                                    L’IRONIA INFERNALE DI DANTE

Nell’inferno dantesco le entità astratte si trasformano in mosche. La discesa di Dante, è stato detto, è un percorso interpretativo, un itinerario della mente verso la conoscenza e soprattutto la comprensione. Si inizia con la dimensione opaca, un ostacolo che frena il viaggio. Dopo di ciò ci si inoltra in una sorta di cimitero di forme architettoniche. Secondo dante il Purgatorio rappresenta un moto spirituale della mente verso Dio, mentre l’Inferno sono frequenti le deviazioni dell’itinerario ascensionale o orizzontale. La finalità dell’inferno, dunque, è riassunta nella seconda terzina dell’iscrizione: “Giustizia mosse il mio alto fattore”. Non è un caso che già S.Agostino si esprima nel senso che la Giustizia divina si manifesta nel suo divenire storico come un testo poetico. Pertanto nella visione di Dio la Giustizia, anche per Dante, la Giustizia è una questione estetica di rapporto tra le parti. Ciò non vale ad alleviare la pena e il conseguente terrore più di quanto la finzione valga a limitare la crudeltà del terrore e del dolore, al pari della descrizione di De Sade, intesa a mitigare la tortura e farla accettare. La fictio dell’Inferno assume le caratteristiche dell’ironia. Casalino Pierluigi, 26.09.2010.